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VERITATIS SPLENDOR - Beato Angelico

Guido di Pietro nasce negli ultimi anni del ‘300 da famiglia contadina, circa 130 anni dopo Giotto, nello stesso comune del Mugello: Vicchio. Da adolescente va come apprendista pittore in una bottega fiorentina. Attorno ai vent’anni, nel 1417, è “dipintore” in proprio. Giusto in quell’anno il Concilio ecumenico di Costanza pone fine al terribile scisma d’Occidente, durante il quale la Chiesa era giunta ad avere tre papi.

Quindi Guido di Piero “feciesi frate di santo Domenicho”, nella perfetta regolare Osservanza, chiedendo di entrare, assieme al fratello Benedetto, attorno al 1421-22 nel nuovo convento di San Domenico a Fiesole. Aveva tra i 22 e i 25 anni. Prese il nome di fra Giovanni da Fiesole. Questa riforma dell’Ordine Domenicano era nata da Santa Caterina da Siena (1347-1380) che aveva chiesto di far eleggere come Maestro Generale dell’Ordine fra Raimondo da Capua, suo confessore e discepolo. Guido di Piero è affascinato da questa esperienza religiosa ed è amico del “campione” fiorentino degli Osservanti: fra Antonino Pierozzi, dapprima suo priore a Fiesole poi vescovo di Firenze e santo. Cosa cercava Guido nella vita religiosa? Risponde il Vasari “la soddisfazione”.

Viene ordinato sacerdote nel 1427. Ora è un Frate Predicatore “per immagini”, con la parola e soprattutto col pennello: riceve dai superiori l’incarico di dedicarsi all’arte sacra e apre l’“officina” nel convento di Fiesole, dal 1427 al 1438. Poi, fino al 1445, vive e lavora nel convento di San Marco a Firenze. Da gennaio 1439 in Santa Maria Novella si tiene il Concilio che si conclude in luglio con la (provvisoria) riconciliazione tra Cattolici e Ortodossi.

Papa Eugenio IV in quegli anni vive a Firenze e il 6 gennaio 1443 è lui che ridedica l’altar maggiore della chiesa degli Osservanti ai santi Marco, Cosma e Damiano. Sull’altare campeggia la grande pala del Beato Angelico. Il Papa vede anche tutti gli affreschi del convento e ne è profondamente colpito.

Nel marzo 1443 Eugenio IV torna a Roma e il Concilio dell’Unione continua in Laterano. Il Papa chiede al nostro pittore di seguirlo nell’Urbe, ove l’Angelicus pictor è morto il 18 febbraio 1455.

All’inizio della presentazione si entra nella chiesa di Fiesole: vengono riportati a casa loro i capolavori che erano lì nello jubè, e che vengono ora ammirati nei musei di Madrid, Londra, Parigi.

Poi si scende in città, si entra nel chiostro di San Marco, ove ci s’imbatte nel Crocifisso e nel grandioso affresco della sala del Capitolo; quindi si sale al piano superiore per contemplare i grandi dipinti del corridoio e di tutte le celle. Contemplata aliis tradere: questa l’intenzione profonda che guida la mano del pittore nel concepire le icone che dovevano accompagnare la vita nella clausura dei frati. È il Beato Angelico a dirci il movente per cui affrescava le celle dei confratelli: “Chi fa il lavoro di Cristo deve stare con Cristo sempre”. Ciò che gli è dato da contemplare il frate predicatore poi non può non restituirlo, consegnandolo a tutti: non può non ridarlo, non per dovere ma per sovrabbondanza del cuore.

Lungo questo asse portante Fiesole-San Marco, la presentazione propone anche altri capolavori, oggi sparsi per chiese e più spesso musei del mondo.

Volti di una dolcezza mai vista, parole nascoste che la tecnica di zoom permette di leggere come fossero caratteri cubitali, colori che diresti fluorescenti e che s’incendiano quando la luce li accarezza, corpi che sembrano contenere e irradiare luce quasi si trattasse di dipinti su vetrate: una bellezza che lascia senza respiro. E che fa respirare, aiutandoci a ripartire oggi nella stessa affascinante avventura: Contemplata aliis tradere.

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Il gospel "Angelus" è composto e cantato da Rita de Cillis




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