7 novembre 2010 - Benedetto XVI consacra la Sagrada Familia
"...e su questa pietra fonderò la mia Chiesa"
...il martello che scalfisce e accarezza la pietra e il martelletto che sferza e sfiora la corda del pianoforte sono com-pagnia in questo incontro con la Bellezza e il Magistero. Dopo la dedicazione della chiesa e dell'altare, la Sagrada Familia non è più soltanto uno spettacolare luogo di bellezza da ammirare, ma anche la mensa in cui ci si nutre del corpo di Cristo. Essa è un segno visibile del Dio invisibile: ad maiorem Dei gloriam svettano le sue torri, frecce che indicano l’assoluto della luce e di colui che è la Luce, l’Altezza e la Bellezza medesime.
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Intervista concessa da Benedetto XVI ai giornalisti durante il volo verso la Spagna
Volo Papale - Sabato, 6 novembre 2010
P. Lombardi. Grazie, Santità. E adesso spostiamo lo sguardo verso Barcellona. Quale significato può avere la
consacrazione di un tempio come la Sagrada Familia all’inizio del secolo XXI? E c’è qualche aspetto specifico
della visione di Gaudí che L’ha colpita in particolare?
Il Santo Padre. In realtà, questa cattedrale è anche un segno proprio per il nostro tempo. Trovo nella visione di
Gaudí soprattutto tre elementi.
Il primo, questa sintesi tra continuità e novità, tradizione e creatività. Gaudí ha avuto questo coraggio di
inserirsi nella grande tradizione delle cattedrali, di osare di nuovo, nel suo secolo questa realtà: la cattedrale luogo dell’incontro tra Dio e l’uomo, in una grande solennità...
Secondo. Gaudí voleva questo trinomio: libro della Natura, libro della Scrittura, libro della Liturgia. E questa
sintesi proprio oggi è di grande importanza. Nella liturgia, la Scrittura diventa presente, diventa realtà oggi: non
è più una Scrittura di duemila anni fa, ma va celebrata, realizzata. E nella celebrazione della Scrittura parla la
creazione, parla il creato e trova la sua vera risposta...
E, infine - terzo punto - questa cattedrale è nata da una devozione tipica dell’Ottocento: san Giuseppe, la Sacra
Famiglia di Nazareth, il mistero di Nazareth. Ma proprio questa devozione di ieri, si potrebbe dire, è di
grandissima attualità, perché il problema della famiglia, del rinnovamento della famiglia come cellula
fondamentale della società, è il grande tema di oggi...
P. Lombardi. Gaudí e la Sagrada Familia rappresentano con particolare efficacia il binomio fede-arte. Come
può la fede ritrovare oggi il suo posto nel mondo dell’arte e della cultura?
Il Santo Padre. E’ così. Voi sapete che io insisto molto sulla relazione tra fede e ragione...
Ma ugualmente importante è la relazione tra fede e arte, perché la verità, scopo, meta della
ragione, si esprime nella bellezza e diventa se stessa nella bellezza, si prova come verità. Quindi dove c’è la
verità deve nascere la bellezza, dove l’essere umano si realizza in modo corretto, buono, si esprime nella
bellezza. La relazione tra verità e bellezza è inscindibile e perciò abbiamo bisogno della bellezza.
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Omelia di Benedetto XVI Santa Messa con dedicazione della Chiesa della Sagrada Familia e dell’altare
Barcellona - Domenica, 7 novembre 2010
Amatissimi fratelli e sorelle nel Signore.
“Questo giorno è consacrato al Signore, vostro Dio; non fate lutto e non piangete… La gioia del Signore è la
vostra forza” (Ne 8,9-11). Con queste parole della prima lettura che abbiamo proclamato desidero salutare tutti
voi che siete qui presenti per partecipare a questa celebrazione.
Questo giorno è un punto significativo in una lunga storia di aspirazioni, di lavoro e di generosità, che dura da
più di un secolo. In questi momenti, vorrei ricordare ciascuna delle persone che hanno reso possibile la gioia
che oggi pervade tutti noi...
E ricordiamo, soprattutto, colui che fu anima e artefice di
questo progetto: Antoni Gaudí, architetto geniale e cristiano coerente, la cui fiaccola della fede arse fino al
termine della sua vita, vissuta con dignità e austerità assoluta.
Cosa significa dedicare questa chiesa? Nel cuore del mondo, di fronte allo sguardo di Dio e degli uomini, in un
umile e gioioso atto di fede, abbiamo innalzato un’immensa mole di materia, frutto della natura e di un
incalcolabile sforzo dell’intelligenza umana, costruttrice di quest’opera d’arte. Essa è un segno visibile del Dio
invisibile, alla cui gloria svettano queste torri, frecce che indicano l’assoluto della luce e di colui che è la Luce,
l’Altezza e la Bellezza medesime.
...la bellezza è la grande necessità dell’uomo; è la radice dalla quale sorgono il
tronco della nostra pace e i frutti della nostra speranza. La bellezza è anche rivelatrice di Dio perché, come Lui,
l’opera bella è pura gratuità, invita alla libertà e strappa dall’egoismo.
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Benedetto XVI - Angelus
Piazza della Chiesa della Sagrada Familia a Barcelona - Domenica, 7 novembre 2010
Fratelli e sorelle nel Nostro Signore Gesù Cristo
Oggi ho avuto la grandissima gioia di dedicare questa chiesa a Colui che, Figlio dell’Altissimo, svuotò se stesso
facendosi uomo e, protetto da Giuseppe e Maria, nel silenzio della casa di Nazaret, senza parole ci ha insegnato
la dignità e il valore primordiale del matrimonio e della famiglia, speranza dell’umanità, nella quale la vita
riceve accoglienza, dal suo concepimento fino al suo termine naturale. Egli ci ha anche insegnato che tutta la
Chiesa, ascoltando e mettendo in pratica la sua Parola, si trasforma nella sua Famiglia. E, ancor di più, ci ha
consegnato la missione di essere seme di fraternità che, seminato in tutti i cuori, alimenti la speranza.
...il genio di Antonio Gaudí, ispirato dall’ardore della sua fede cristiana, riuscì a trasformare questa
chiesa in una lode a Dio fatta di pietra. Una lode a Dio che, così come avvenne nella nascita di Cristo, avesse
come protagoniste le persone più umili e semplici. In effetti, Gaudí, con la sua opera, voleva portare il Vangelo
a tutto il popolo. Per questo concepì i tre portici all’esterno come una catechesi su Gesù Cristo, come un grande
rosario, che è la preghiera dei semplici, dove si possono contemplare i misteri gaudiosi, dolorosi e gloriosi di
Nostro Signore.
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Amici... come in ginocchio ai piedi del Magistero
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Creazione Creatura Creatore - L’opera di Antoni Gaudí
di Valentina Tudino
Ho conosciuto l’opera di Gaudí nell’autunno del 2008, dopo aver deciso di partire alla volta di Barcellona per scrivere una tesi specialistica sulla Sagrada Familia. Ho preso questa decisione in seguito all’incontro con Etsuro Sotoo – il “successore” di Gaudí - che lavorava come scultore nel cantiere della Sagrada: le parole che ha utilizzato per descrivere il suo lavoro mi si sono letteralmente scolpite nell’animo … desideravo saperne di più e conoscere meglio non solo questo scultore, ma anche l’artista che gli era stato maestro, Gaudí, e lo studio della sua opera magna, il Tempio Espiatorio della Sagrada Familia, si è rivelato la via migliore per avvicinarlo.
Ciò che mi ha colpito maggiormente di Gaudí è la sua stravaganza, il fatto di usare forme nuove in ambito architettonico, che non sono altro che imitazioni di forme archetipiche, antiche come le leggi inscritte nella natura. Ciò che ho trovato più affascinante è proprio questo “sguardo nuovo” sulla realtà che traspare dall’opera di Gaudí: è così che una colonna diventa un albero, con le sue ramificazioni, e il soffitto della chiesa un bosco . Inoltre il fatto di applicare nell’ambito dell’architettura le leggi della natura gli permette di creare forme dotate di un forte vantaggio funzionale rispetto alle soluzioni statiche ideate dall’uomo per sfidare la forza di gravità e raggiungere altezze sempre più vertiginose.
Ogni dettaglio è studiato con quella sapienza propria di chi sa osservare...
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Antoni Gaudí - Sergej Vasil'evič RachmaninoffL’ ultimo costruttore di cattedrali - L’ultimo interprete della musica del “cuore”.
di Francesca Bianco
Due uomini geniali.
La loro genialità nelle loro mani.
Lampo geniale scintillante in occhi che intuiscono: feriti da una Bellezza che impressiona, imprimendosi indelebilmente nella mente e nel cuore.
Lampo geniale inseguito: memori dell’ abbraccio di questa Bellezza che rapisce e, per questo, costringe a dedicarLe tutta la vita.
Lampo geniale perseguito: operosi nell’ intravedere (nel vedere dentro e oltre) la duttile materia che prende forma.
Certo, forme diverse; perché diverso è il talento creativo.
L’uno modella la pietra dura e guardandosi bene intorno rende lo spazio ordinato; l’altro modella l’effimero suono che però non può morire e ascoltando attento rende melodia la voce che gli scorre dentro come un fiume. Modellare la pietra dura e armonizzare l’effimero suono… modalità diverse di dar fiato alla stessa costitutiva esigenza di Infinito!
Gaudí e Rachmaninoff sono fra gli ultimi di quella grande com-pagnia di uomini che hanno saputo stare con tutta la statura umana di cui erano capaci davanti al mistero delle cose; e attraverso il martello che scalfisce e accarezza la pietra e il martelletto che sferza e sfiora la corda ci prendono per mano per avvicinare noi, spettatori incantati, più facilmente a quello che la loro sensibilità ha intuito forse in maniera più immediata.
Con una parola: antichi. Sono gli ultimi grandi antichi di oggi. Quasi fuori dal tempo. Eppure nel tempo, coscienti del tempo in cui vivevano.
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Oggi il Papa la consacra. Si «completa» la basilica, fatta anche del sangue dei costruttori
Davide Rondoni, Avvenire - 7 novembre 2010.
La storia della Sagrada Familia è un inno dove il dolore e la bellezza salgono insieme. La croce è segno totale per Gaudí, fonda il cosmo nella unità di dolore e resurrezione...
Qui, in mezzo al traffico di Barcellona, io a occhi chiusi penso che se non ci fosse stata Isabel non ci sarebbe stata la Sagrada Familia.
Isabel è il nome di una ancora non precisata benefattrice che mise in grado Gaudí di fare quel che aveva in cuore. Senza di lei e la iniziale, decisiva sua donazione pudica e maestosa, il giovane architetto di 31 anni non avrebbe potuto deviare dal corso tracciato dal primo incaricato di costruire sul terreno dove sorgeva un ippodromo questa cattedrale della pietà e della espiazione. Grazie alla fede e al gesto di Isabel, Gaudí deviò nei cieli della sua immaginazione. Poté farlo perché i catalani riconoscevano in questa opera una opera comune. Davano soldi le ricche dame come Isabel, le vedove di possidenti latinoamericani, o poveracci che venivano a muovere pietre e a fare da modelli gratis.
Insieme a Isabel e a Antoni, oggi fanno festa anche don Gil, Consol, Clodomir, don Anton, Ramon suo fratello, Ramon B., Frances Xavier, Francese de Paula, don August J, Francese e Mercé Dieguez e altri di cui nessuno sa il nome, ma il cui destino, il cui sangue e la cui possibile santità è legata a questa supplica di pietra e di luce che oggi grida nel lembo estremo d’Europa.
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ETSURO SOTOO - L'erede di Antoni Gaudí - «Venni a Barcellona nel 1978. Non pensavo di fermarmi... Ho compreso che per capire fino in fondo il senso del mio lavoro e di quest’opera d’arte, non dovevo guardare Gaudí. Dovevo guardare dove guardava Gaudí».
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Etsuro Sotoo incontra degli studenti in gita scolastica
Sagrada Familia, facciata della Natività - 3 marzo 2009.
ETSURO SOTOO:
Siamo davanti alla facciata della Natività. Gaudí ha cominciato a venir qui nel 1892 a fare questa facciata che è stata finita da un giapponese nel 2000. La prima cosa che ha fatto sono le tartarughe. E’ importante costruire come fanno le tartarughe, piano piano ma senza pausa.
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Costruire una Cattedrale, costruire la cittàIncontro con Etsuro Sotoo e la sua opera alla Sagrada Familia
Firenze, Palazzo Vecchio - 16 giugno 2007.
Vorrei parlare
di moltissime cose, ma penso di parlare di Gaudí, che ha iniziato a costruire ed ha lasciato il
lavoro senza terminare. Ma il tempio della Sagrada Famiglia, incompiuto, ha finito di costruire
Antonì Gaudí. Adesso spiego. Perché stiamo costruendo questo tempio? È vero che è un simbolo
della città, come è stato detto, e che rappresenta la tradizione del passato e che va verso il
futuro. Ma la cosa che mi sembra più importante è che, mentre noi stiamo costruendo, mentre
cresce il tempio, l’uomo viene costruito lui stesso, viene finito di costruire lui. L’importante è
costruire noi stessi. Ripeto: Gaudí ha iniziato a costruire il tempio della Sagrada Familia, ma
la Sagrada Familia ha costruito Gaudí, ha edificato Gaudí. Adesso inizio da quello che sta
capitando a me, che è una cosa più piccola, però è quasi come quello che è successo a Gaudí. E
spero di contagiarvi affinché anche voi sentiate che costruire questo tempio è costruire le nostre
persone.
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