Nella «creazione artistica» l'uomo si rivela più che mai «immagine di Dio», e realizza questo compito prima di tutto plasmando la stupenda «materia» della propria umanità e poi anche esercitando un dominio creativo sull'universo che lo circonda. […] Nel modellare un'opera, l'artista esprime di fatto se stesso a tal punto che la sua produzione costituisce un riflesso singolare del suo essere, di ciò che egli è e di come lo è. Ciò trova innumerevoli conferme nella storia dell'umanità. L'artista, infatti, quando plasma un capolavoro, non soltanto chiama in vita la sua opera, ma per mezzo di essa, in un certo modo, svela anche la propria personalità. Nell'arte egli trova una dimensione nuova e uno straordinario canale d'espressione per la sua crescita spirituale. Attraverso le opere realizzate, l'artista parla e comunica con gli altri. La storia dell'arte, perciò, non è soltanto storia di opere, ma anche di uomini. Le opere d'arte parlano dei loro autori, introducono alla conoscenza del loro intimo e rivelano l'originale contributo da essi offerto alla storia della cultura. (Giovanni Paolo II, Lettera agli artisti, 1999)
Rileggere queste parole scritte da Papa Giovanni Paolo II nel 1999 nella sua Lettera agli artisti, dopo aver da poche settimane concluso un’impegnativa quanto soddisfacente mostra fotografica multimediale su Van Gogh, non può non colpire tutti coloro che vi abbiano preso parte. Quando, infatti, nel primo Collegio docenti di Settembre abbiamo deciso di allestire tale presentazione, personalizzando i pannelli fotografici curati dal Prof. Filippetti per il percorso Van Gogh, un grande fuoco nel cuore, non potevamo immaginare che il nostro sarebbe stato un viaggio nel cuore di un uomo e non soltanto nella produzione artistica di un autore della Storia dell’Arte.
Se «nel modellare un'opera, l'artista esprime di fatto se stesso», noi, insegnanti e studenti, attraverso le opere di Vincent, abbiamo prima di tutto intravisto quel «gran fuoco» celato nella sua anima, presso cui «nessuno viene mai a scaldarvisi, e i passanti non scorgono che un po' di fumo, in alto, fuori del camino e poi se ne vanno per la loro strada.» Di fronte a quel flebile rivolo di fumo ci siamo fermati, non siamo andati avanti per la nostra strada e quell’incontro ci ha permesso di riconoscere in quell’anima fragile noi stessi: le sue domande, i suoi dubbi, la sua sete di stelle è la stessa che vive in tutti noi. Non è un caso che l’allestimento di tale mostra sia stato realizzato in un anno scolastico il cui tema è proprio la ricerca dell’infinito, una riflessione sul fatto che tutti siamo mendicanti di stelle. Nelle pennellate intense, nei suoi colori decisi e nelle parole da lui lasciateci nel suo epistolario, abbiamo quindi potuto cogliere la ricerca ansiosa e necessaria di risposte significative alle proprie domande di senso.
Herman Hesse un giorno scrisse che «L'arte si è sempre sforzata, in ogni tempo, di fornire all'uomo una voce affinché egli possa esprimere il suo muto desiderio del divino». Il nostro percorso nella vita e nella produzione di Vincent ha rappresentato, dunque, l’ascolto di quella voce, eco della nostra.
L’allestimento ha rappresentato un’esperienza significativa anche da altri – non meno importanti - punti di vista: la ricerca di coesione e comunione d’intenti tra insegnanti e studenti e l’arricchimento culturale del proprio patrimonio di conoscenze. La nostra scuola, nella sua offerta formativa, ha la peculiarità di puntare l’attenzione innanzitutto alla persona, guidando gli studenti alla conoscenza di sé, delle proprie passioni e potenzialità, su cui lavorare insieme per crescere. Ecco che allora la scelta d’impegnarsi in un evento di tale portata rientra in questa ottica e ha inteso essere innanzitutto un’esperienza significativa per le persone coinvolte: lavorare in gruppo, mettersi in gioco dietro le quinte e di fronte a un pubblico, trovare il coraggio di vincere i propri timori e timidezze, sentirsi scelti per qualcosa d’importante, farsi portatori di Bellezza sono state tutte occasioni irripetibili per gli alunni come per gli insegnanti. Tutto ciò non si potrebbe ovviamente realizzare se non ci fosse una totale sintonia d’intenti tra tutte le forze, una reale collaborazione nel quotidiano: la scuola diventa così una reale comunità educante.
Ovviamente sono state considerate anche le ricadute culturali che l’incontro con l’opera di Vincent avrebbe portato; l’Arte ha il vantaggio di essere immediata – ma non per questo rapida e transitoria – manifestazione del Bello e ciò la rende affascinante allo sguardo di qualunque alunno, anche il meno studioso, perché va a toccare quel bisogno di autenticità presente in tutti gli uomini. Ciò può portare a pensare che proprio perché tocca i cuori di tutti, tutti ne possano parlare in maniera spontanea e semplice; lavorare in maniera critica e approfondita sulla spiegazione di dipinti, che doveva essere rivolta anche a un pubblico di bambini privi di una qualche formazione artistica, ha fatto sì che tutti gli studenti facessero esperienza della difficoltà di dare parola all’ispirazione e al sentimento celati dietro la tela, ma soprattutto è stata l’occasione per comprendere la reale differenza tra semplificazione – necessaria in un’esperienza di tale natura – e banalizzazione, facendo sì che queste capacità andassero a migliorare concretamente il loro approccio allo studio e alla cultura.
Sara Paolucci
Le riflessioni del Dirigente scolastico
“Mendicanti di stelle” è il tema che accompagnerà il lavoro didattico nel corso di questo anno scolastico e che, sviluppandosi all’interno di ogni materia, offrirà spunti per integrare i linguaggi dell’area scientifica con quelli dell’area umanistica.
La mostra fotografica sull’opera di Van Gogh che sarà presentata al pubblico sigillerà la preparazione di tutte le classi attraverso un’esperienza di ricerca, di conoscenza e di operatività creativa.
Che cosa aspettarsi di più da un liceo delle scienze umane e della comunicazione?
Penso che la gratitudine per la possibilità di condividere una tale esperienza e una tale visione dell’educazione e della cultura sia l’atteggiamento giusto con cui vivere ogni momento della vita scolastica, avendo cura delle parole come delle cose, delle persone e dei comportamenti, alimentando la crescita umana tra le persone del nostro liceo.
Naturalmente ciascuno per il compito che svolge nella scuola.
La maturazione degli studenti attraverso l’apprendimento non è un processo automatico: richiede apertura mentale, fiducia negli insegnanti, umiltà e consapevolezza di sé.
Gli incontri con il prof. Filippetti e con la comunità francescana di Brisighella, che hanno dato il via al nostro lavoro di ricerca e di apertura al mistero dell’infinito, pur nella differenza dei contenuti, hanno posto l’accento sul fatto che ciascun essere umano non può prescindere dalle domande fondamentali dell’esistenza, cioè:
Chi sono io ? Quali sono i miei talenti ? Qual è la mia strada?
Auguro a voi studenti per questo anno scolastico un lavoro appassionato che superi i limiti angusti del “voto” e a voi docenti un desiderio sempre più grande di comunicare sapienza e amore per la vita.
Il Dirigente scolastico
Prof.ssa Regina Di Attanasio
dicembre 2011